Cos'è un luogo iconico? Ben più di uno spazio fisico, un luogo iconico è un simbolo. Un posto in grado di sconfiggere il tempo, un nome che, al solo sentirlo, accende emozioni e racconta identità. Depositario di valori speciali, è parte della memoria collettiva.
Anche i ristoranti iconici, ça va sans dire, sono strutture la cui rilevanza va ben oltre il semplice piatto, sedimentandosi nella mente di tutti, anche di chi non bazzica ristoranti e osterie. In Puglia i ristoranti iconici spesso si trovano sul mare (e vorrei vedere, con mille chilometri di linea costiera a disposizione), immersi in scenari naturali da favola, ove abbandonare il cuore tra le onde, con un calice in una mano e la forchetta nell'altra.
Pensiamo, ad esempio, al promontorio del Gargano, con il Camavitè o Al Trabucco di Peschici, posti dove il servizio si svolge tra le corde e le reti da pesca degli imponenti trabucchi.
Spostandoci cinquecento chilometri più a Sud, in Salento, ci sono luoghi come la
Taverna del Porto o
Lo Scalo di Marina di Novaglie: vere e proprie pescherie di famiglia trasformate in ristoranti, poste ai confini del mondo conosciuto, eppure meta irrinunciabile per migliaia di amanti del gusto e della bellezza. A metà strada fra gli estremi, nella cittadina di Polignano a Mare, impossibile non citare la scenografica
Grotta Palazzese, oggi guidata da chef
Martino Ruggeri, o
Tuccino, il ristorante che ha reso celebre il
Crudo alla barese sin dagli anni '60, elevandolo da mera tradizione a fenomeno di tendenza.
Vien da sé che l'iconicità di un luogo non si costruisce tanto con il marketing quanto con il tempo e con le emozioni che rilascia in chi lo attraversa. E allora: come individuare, oggi, i posti destinati a diventare iconici domani? Beh, dovessimo scommettere, punteremmo i nostri due cents su un'insegna nata un annetto fa a Santo Spirito, estrema periferia Nord di Bari. Qui, a pochi metri dal pontile del circolo nautico, si staglia una palazzina liberty, solitaria, che sembra vegliare sul porticciolo come un faro.
Al suo interno ha preso forma Porto Franco, cocktail bar e bistrot dal cuore mediterraneo, creatura della famiglia Florio. L'idea è firmata da Francesco Florio, ex agente di prodotti d'eccellenza per l'alta ristorazione, attualmente oste e responsabile di una carta vini raffinata e non banale, e da Virginia Cuscito (al suo fianco in sala e nella vita) il cui caldo sorriso sembra dare il benvenuto a tutti i naufraghi del mondo.
La cucina è fresca, sorprendente, essenziale, costruita intorno a prodotti di qualità. Ai fornelli
Fabrizio Florio, fratello di Francesco, ventiduenne chef ossessionato dalla ricerca del gusto perfetto. Nonostante la giovane età, vanta un curriculum importante, con esperienze al
Tenerumi, alla corte di
Davide Guidara, e persino al
Geranium di Copenaghen.
Proprio con Giulia Caffiero, assistant restaurant manager del tristellato danese, qualche tempo fa Porto Franco ha avviato un ciclo di incontri gastronomici con professionisti di talento: giovani, carismatici, di bravura universalmente riconosciuta.
Definire
Porto Franco un semplice bistrot sarebbe riduttivo. È un luogo che unisce l'anima del cocktail bar, il carattere della bottiglieria e l'istinto creativo della cucina d'autore. Nel menu si alternano piatti sorprendenti come il
Cordon bleu di triglia con lardo agli agrumi e provolone, o la
Tartare di manzo e gambero rosa con capperi, senape e acqua di scamorza. Senza dimenticare proposte più semplici ma irresistibili, come
L'ham & cheese toast.
Ah, utile a sapersi, al primo piano ci sono anche delle camere. Così, chi vuole fermarsi, può dormire cullato dalla risacca del mare. Porto Franco, insomma, è un locale difficile da etichettare. È emozione, è gusto, è sentimento. È un'ode al dolce far niente mediterraneo. Di certo è uno degli indirizzi candidati a diventare, in futuro, luogo iconico.